Fulvio Masciangioli - Francesco Vaglica

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di Fulvio Masciangioli 1987
In un panorama giovanile tanto squallido e vuoto, ove i modelli culturali prescelti sono idoli di cartapesta costruiti ed inventati da una società vuota e consumistica che costruisce solo il nulla, incontrare un giovane come FRANCESCO VAGLICA fa bene allo spirito e fa sentire Come l'Arte ha la possibilità di moltiplicarti la speranza,
Ci sono forse più modi per arrivare all'arte, ma tutti appartengono, e ne sono forse la derivazione, a due filoni principali, uno è quello dei fenomeni precoci: Raffaello, Masaccio, Mozart, nei quali l'arte si manifesta come urlo squarcio improvviso rivelatore definitivo e chiaro, II tempo ha un rapporto diverso, come compresso, gli anni sono contenuti nei mesi e tutto ci appare come semplice ma nello stesso tempo inarrivabile.
L’altro e quello ove il cammino appare essere più lungo, meditato, continuo, fatto di tappe consequenziali che non si lasciano logorare dal tempo ma da questo ne traggono la linfa vitale, i supporti naturali di questo secondo prototipo sono la storia, la cultura, la conoscenza, In Francesco VAGLICA sembra di ritrovare questi due filoni fusi insieme,
Egli, infatti, costruisce le sue opere con meditazione, con rigore, con saggezza: l’uso della sezione aurea in alcuni quadri n’è la testimonianza, la griglia immaginaria che contiene e sostiene la composizione .Non vi sono indugi illusionistici ma un equilibrio strutturale quasi Cézanniano,
Tutto questo pero potrebbe restare prigioniero nella pura didattica se l'operatore non avesse la capacità di accendere la luce dell'invenzione, questa luce data dalla superficie pittorica. Una superficie quasi impressionista, intessuta di filacci colorati e nervosi che si sovrappongono e costruiscono magie visibili, ed altre affidate a chi guarda. Queste pennellate scivolano sulla tela come un fiume colorato e come un fiume qualche volta s’infrangono contro barriere che visivamente potrebbero costituire un ostacolo ma che in realtà sono il presupposto d’Un altro percorso, di un'altra invenzione.,
VAGLICA, pur cosi giovane, non si e fatto suggestionare dalla chimera visiva costituita dagli oggetti, anche se egli ne porta dentro i ricordi, proprio questi ricordi sono la magia fondamentale delle sue opere. I resti di queste forme che sono costituite da linee o figure geometriche o sottili filamenti, sono stati raccolti dall'artista dopo una esplosione e poggiati come per ricostruire un'altra forma rigenerata, sulla griglia del suo ordine mentale.
Tra fondo e superficie sembra quasi non esserci relazione, ma come per un fatto naturale l'uno serve a generare I' altro che a sua volta lo rigenera. Ed e proprio quest’apparente conflitto, tra struttura e superficie, a costituire la forza vitale del quadro il quale essendo sottoposto ad una germinazione continua, come la natura, si ricostruisce sempre in un tutt’armonico.
VAGLICA, a dispetto di tanto dilettantismo, ha scelto la strada della conoscenza e dell’onestà, una strada che forse si presenta in salita, ma che alla fine se perseguita fino in fondo potrà essere ricca di soddisfazioni che noi, testimoni di questa sua nascita, gli auguriamo.


Due opere degli anni 80
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